Il piccolo gioco: la Nato, la Germania e quei vicini a Est
La questione dell’allargamento della Nato verso Est ha da tempo coinvolto e messo al centro del mirino non solo l’Ucraina, ma anche gli stati dell’Asia centrale e il Caucaso. A partire almeno dall’annessione russa della Crimea nel marzo del 2014, e dall’esplodere del confronto armato dei separatisti dell’Ucraina orientale sostenuti dalla Russia, le tensioni sono diventate sempre più evidenti, mettendo in luce quanto sia complesso il gioco che si sta giocando intorno ai destini dello spazio postsovietico. Si conferma, da questo punto di vista, come estremamente centrata l’affermazione di Putin che definì, nel 2005, il crollo dell’Unione sovietica come “la più grande delle catastrofi geopolitiche”, destinata ad avere ripercussioni per tutto il Ventunesimo secolo.
Ma se l’Unione sovietica si è dissolta, anche l’Europa è cambiata. Da una parte, il suo allargamento è giunto ormai a includere Paesi ai confini dell’ex impero sovietico; dall’altra, il ruolo preminente per il suo destino della Germania riunificata è ormai un fatto. La potenza tedesca ha una collocazione centrale all’interno del sistema di forze europeo, ed è in grado di orientarne le scelte sullo scacchiere planetario. In questa prospettiva i rapporti tra la Germania e i suoi vicini a Est vanno ben oltre le semplici questioni tedesche, alimentando un “piccolo gioco” locale di potere, dalle implicazioni però mondiali.
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