Mentre prosegue, giustamente inascoltata, un’ossessiva campagna della destra – qualche giorno fa con una nuova nota del presidente del gruppo meloniano alla Camera, Federico Mollicone – per la desecretazione di documenti che proverebbero le responsabilità del “Lodo Moro” (il patto di non belligeranza tra lo Stato italiano e una parte dell’Olp), quindi dei palestinesi, nella strage di Bologna, continua nella città felsinea il dibattimento sui mandanti che vede alla sbarra come imputato piuttosto malconcio, Paolo Bellini, ex avanguardista riconosciuto dalla ex moglie in un fermo immagine scattato nel luogo del massacro pochi istanti dopo l’esplosione.
Lo scorso 17 dicembre, l’ingegner Giovanni Tessitore, che ha svolto la perizia fisiognomica per conto della procura generale, ha confermato che l’esame dà “un forte sostegno” all’ipotesi che Bellini e l’uomo con i baffi che appare nel video siano la stessa persona (questo tipo di esami non offre mai una garanzia al cento per cento). Nella stessa giornata, è stato affrontato un tema assai delicato: quello dei rapporti tra l’imprenditore romano legato all’estrema destra Gennaro Mokbel e gli ex Nar Valerio Fioravanti e Francesca Mambro.
Al centro dell’udienza la deposizione dell’ufficiale dei carabinieri del Ros di Roma Francesco De Lellis, chiamato dagli avvocati di parte civile. De Lellis, nell’ambito di una indagine svolta alla fine del 2006 su un maxiriciclaggio di due miliardi di euro (Telecom Sparkle Fastweb), ha casualmente intercettato la voce di Mokbel che, parlando con Carmine Fasciani, esponente della criminalità organizzata romana, afferma di aver pagato per far uscire dal carcere Fioravanti e Mambro (Fioravanti ha sempre smentito questa ricostruzione): “Li ho tirati fuori tutti io… tutti con i soldi mia, lo sai quanto mi so’ costati Ca’?… un milione e due… un milione e due…”.
L’ufficiale del Ros ha sottolineato che all’epoca furono analizzati centinaia di conti correnti, senza trovare riscontri di questi passaggi di denaro, precisando però che non furono controllati i conti dei legali degli ex Nar e delle persone a loro vicine perché l’indagine riguardava altro: non sappiamo al momento se le attuali indagini abbiano scoperto elementi nuovi. Dall’inchiesta romana emersero di certo i rapporti tra Mokbel, Mambro e Fioravanti a proposito della piattaforma politica denominata “Partito Federalista”: questo particolare, come hanno fatto notare i legali di parte civile, è un altro piccolo tassello che conferma la natura per niente “spontaneista” dei Nar, da sempre legati a “certi contesti di potere”.
Lo spontaneismo dei Nar è stato una vera e propria manipolazione tesa a “degradare” l’organizzazione neofascista a gruppo di giovani disorganizzati e violenti. In realtà, si trattò di una evoluzione del neofascismo di inizio degli anni Ottanta, quando gli storici dirigenti si posero il problema di come continuare l’esperienza degli anni precedenti e di come procacciare la manovalanza per le azioni terroristiche: la diaspora neofascista dopo il 1973 e lo scioglimento di Ordine nuovo furono un fenomeno complesso, che portò alla formazione di varie sigle, tra cui i Nar, che avevano come referenti ideologici i vecchi capi (Signorelli, Delle Chiaie, Pugliese, Fachini, Freda) e che non operarono nessuna frattura con il vecchio filone stragista.
I rapporti emersi con una figura strettamente connessa al mondo nero-affaristico-criminale come Mokbel si aggiunge a un altro elemento fondamentale per fare luce sulla natura del neofascismo dei primi anni Ottanta, cioè la presenza di Ordine nuovo come parte della strategia stragista: Gilberto Cavallini è stato condannato in primo grado come esecutore della strage di Bologna e lui porta, dritto dritto, all’Ordine nuovo veneto. Per favore smettiamo di chiamarli spontaneisti.
Nuova udienza il 7 gennaio, poi, con l’ultima in calendario il 12, si chiude la fase istruttoria e comincia la discussione.