La piazza è quasi spenta, soffre di diserzioni di massa, non mobilita più come avevamo visto durante l’autunno. Aspettiamo domani, sabato, per vedere se assisteremo a un sussulto di mobilitazione, dopo gli arresti, le identificazioni di massa, i processi alle ali estreme e organizzate della protesta, Forza nuova e anarchici, ormai minoranze sull’orlo di una crisi esistenziale. Ora è la piazza virtuale che si affanna, si scatena, sale sul ring. È la piazza delle parole, degli editti e delle scomuniche che alza la voce, denunciando complotti a suon di logaritmi che censurano, che impediscono loro di tracimare su Facebook e i social.
Il nuovo orizzonte dello scontro violento di parole ha adesso “la 7” come palcoscenico virtuale della tenzone, in cui si scontrano pensieri contrapposti. Lilli Gruber manda frecce avvelenate a Massimo Giletti (senza citarlo direttamente), che per fare audience invita gli impresentabili, come il medico che si è fatto vaccinare portandosi dietro un braccio di silicone. In questa fase, persino il Tg1 e Mediaset hanno deciso di far tacere gli urlatori e gli odiatori, alla Mario Giordano o alla Del Debbio. O di smettere di dare la parola agli avvocati difensori del pensiero libertario, di chi pretende di non rispettare le regole della convivenza democratica. Enrico Mentana è il primo che ha annunciato che non inviterà più alle sue trasmissioni “no vax” e “no pass”.
Siamo a questo, alla vigilia di un Natale di ansia e di paura, perché giorno dopo giorno i contagi aumentano, si moltiplicano i ricoveri ospedalieri e sei regioni probabilmente passeranno dal bianco all’arancione. Vorremmo liberarci dal virus ma ci stiamo piano piano convincendo che il Covid vivrà con noi per anni. E il partito dei complotti, della guerra batteriologica alle porte, della democrazia in pericolo, cerca nuovi teorici e nuovi divulgatori.
Senza prospettive il convegno di Torino, che avrebbe dovuto partorire un manifesto dei principi e delle proposte del popolo “no vax” e “no pass”. E invece si è fermato al varo della “Commissione dubbio e precauzione”. Siamo alla Babele dei negazionisti e complottisti. Ha colpito l’intervento di Massimo Citro, grande divulgatore di medicine alternative, che nel convegno dei filosofi Giorgio Agamben e Massimo Cacciari, del giurista torinese Ugo Mattei, o del visionario inventore di reti e programmi televisivi, Carlo Freccero, ha decapitato il pensiero illuminista. “Il Covid era stato previsto da tempo – riporta un allucinato giornalista del “Corriere” nella sua cronaca dell’intervento di Citro al convegno torinese –, si tratta di una operazione a tavolino. E siccome l’industria farmaceutica era in crisi da decenni, ecco che spunta il vaccino”.
Gli azzeccagarbugli sopravvissuti alla modernizzazione, allo strumento del vaccino, propongono come alternativa la vitamina, persuasi che la pandemia sia la più grande farsa della storia. L’eclissi della ragione porta filosofi come Giorgio Agamben a uscire di senno, paragonando il governo della pandemia a Hitler o a Stalin. Lo avevamo letto sulla piazza virtuale degli odiatori e degli urlatori. E adesso, invece, è tema di convegni. Candidati trombati, attori finiti nel dimenticatoio o al tramonto della loro carriera, cercano la rivincita della loro vita, un minuto di gloria televisiva.
Siamo a questo, al protagonismo mediatico, anche da parte di chi odia i mezzi di comunicazione, le televisioni e la carta stampata. Ma i mazzieri della libertà si sono liberati dalle catene della maggioranza silenziosa conquistando visibilità. E neppure il grande rito della democrazia repubblicana, quello della elezione del nuovo presidente della Repubblica, sembra prendere il palcoscenico a poche settimane dalle votazioni. Questo Natale si annuncia poco sereno e molto nervoso.