In cauda venenum, dicevano gli antichi. A fine ottobre, proprio nel momento in cui stava per scadere la validità delle norme anti-Covid stabilite nell’ambito dello “stato di emergenza”, la Germania si è trovata a fronteggiare la quarta ondata della pandemia. Nonostante la teutonica compostezza, il trauma collettivo è stato notevole, e perfino dai misurati media germanici, tradizionalmente meno urlati dei nostri, trapela la paura. La coalizione “semaforo” – cui, nonostante sia provvisoriamente ancora in sella Merkel, è toccato giovedì scorso decidere dei nuovi provvedimenti – ha scelto di intervenire energicamente. Le misure prevedono, infatti, che solo chi è vaccinato o è guarito dalla malattia, o ha fatto un tampone risultato negativo, può circolare liberamente o lavorare in presenza.
La nuova normativa, un insieme di misure che sostituisce completamente quelle previste dallo “stato di emergenza”, deve però attendere l’approvazione dei sedici Länder per entrare in vigore e diventare operativa, ma si spera che si tratti di tempi stretti. D’altro canto la situazione si è fatta di colpo pesantissima, dopo un periodo in cui il virus sembrava contenuto, in linea di massima. Soprattutto in Baviera e nei Länder dell’Est gli ospedali rischiano il collasso. “È un incubo da cui non riusciamo a risvegliarci e che diventa sempre peggiore”, ha dichiarato il direttore di un grande ospedale bavarese. La maggioranza dei pazienti delle terapie intensive sono non vaccinati di mezza età, intorno alla quarantina. La crescita del numero delle terapie intensive condiziona tutta la vita normale degli ospedali fino quasi a paralizzarla, date le cure particolari che vanno prestate ai pazienti, i tempi di dimissione e di recupero e l’impiego massiccio di personale che la presenza di questo tipo di degenti richiede. Le terapie normali e gli interventi vengono rinviati e persino le cure ai pazienti oncologici ricevono uno stop. Con l’occhio alla rapida crescita dell’incidenza della malattia si parla apertamente di una “catastrofe medica” incombente, nel giro di poco più di una settimana.
Alcune strutture ospedaliere hanno addirittura invocato l’aiuto della popolazione e sono state allertate le forze armate per dare eventualmente man forte al personale sanitario. Nonostante il presidente dell’ordine dei medici faccia mostra di un certo ottimismo riguardo alla tenuta del sistema nel suo complesso, il direttore di una clinica nel Comune di Freyung, particolarmente colpito dalla nuova ondata, ha detto: “Non è mai andata così male come sta andando adesso”, e ha aggiunto: “non ce la faremo ancora per molto, prepariamoci a un Natale terribile, che ricorderemo a lungo”.
Le autorità mediche si sono lanciate in una campagna di vaccinazione estrema e forse tardiva rispetto al dilagare del virus. Lothar Wieler – responsabile del Robert Koch Institute, come dire la massima istituzione responsabile per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive in Germania –, facente parte del ministero federale della Salute tedesco, ha dichiarato in un dibattito televisivo: “Si devono vaccinare tutti i vaccinabili altrimenti non ne usciamo, e non riusciremo a tenere la crisi sotto controllo”.
In realtà l’esplosione della situazione tedesca pare venire da lontano. In un precedente articolo di qualche mese fa avevamo messo in evidenza i ritardi nel programma di vaccinazione in Germania, ritardi che non sono stati completamente recuperati. In regioni come Baviera e Sassonia la media dei vaccinati è molto al di sotto della già modesta percentuale nazionale del 69%. Merkel, a suo tempo, aveva insistito a lungo sulla importanza della campagna vaccinale, senza peraltro ottenere grandi risultati, e questo per un insieme di motivi in buona parte riconducibili a ostacoli politici: da una parte, i “no-vax” tedeschi sono molto organizzati e attraverso di essi si esprimono tendenze trasversali di rifiuto dell’autorità statale, di sfiducia nella scienza, di critica dei media ufficiali; dall’altra, questo gruppo eterogeneo ma consistente vota, e il suo peso nella recente tornata elettorale per il cancellierato non era certo da sottovalutare. Così la campagna delle vaccinazioni è andata avanti in maniera fiacca, tra esitazioni e non detti, e anche molti Länder – gli Stati federali, cui era inizialmente demandato il controllo dell’epidemia – si sono mostrati in disaccordo sulle misure da prendere, tanto che alla fine la gestione dell’intera vicenda è stata avocata a sé dallo Stato centrale, ma il passaggio di consegne è avvenuto proprio nel periodo in cui ormai si approssimavano le elezioni.
Mentre gli altri Paesi europei avevano in maggioranza, già dall’estate, decretato l’obbligo vaccinale per diversi gruppi professionali, in Germania si è preferito voltare la testa dall’altra parte. In troppi avevano paura di spingere i “no-vax” nelle braccia del partito di estrema destra Alternative für Deutschland che li aveva a lungo espressamente corteggiati. Nessuno dei candidati ha avuto il coraggio di prendere una posizione a favore dell’obbligo, e adesso si preferisce non ricordarsene. Ora però che i buoi sono scappati si cerca di chiudere la stalla come si può: il governatore della Sassonia, Michael Kretschmer, ha detto che si voterà presto per un lockdown locale destinato a durare diverse settimane, finché non si inverta l’ondata.
Anche le energiche misure recentemente prospettate richiederanno tempo, nonostante nel paese cresca soprattutto da parte medica la richiesta della generalizzazione dell’obbligo vaccinale. In pratica circa il 70% dei nuovi casi sarebbero di non vaccinati, e la discussione se introdurre un obbligo generalizzato al vaccino, com’è stato fatto in Austria, o se limitare l’obbligo alle terapie da impiegare nei casi gravi, è molto aspra sia negli ambienti medici sia in quelli politici, mentre molti immunologi sostengono anche la necessità della terza dose. La questione spesso evocata nelle polemiche del “diritto alla malattia” e della sua vigenza nel bel mezzo di una pandemia appare quanto mai controversa, mentre i toni si accendono: Karl Lauterbach della Spd ha ricevuto minacce di morte per avere affermato che sono i non vaccinati il motore della quarta ondata.
Il timore di molti medici è che un eccesso di cautela politica possa ritardare ulteriormente l’attivazione di provvedimenti ormai urgenti se si vogliono evitare conseguenze drammatiche. Per la coalizione “semaforo”, che si appresta ormai ad assumere le cariche di governo, si prospetta dunque una serie di scelte non facili e un inverno tempestoso.