Violenza privata. È l’ipotesi di reato contestata a quattro “no pass” indagati e perquisiti in queste ore a Milano, nell’ambito dell’inchiesta sulle minacce e percosse ai giornalisti. A Roma, per l’assalto del 9 ottobre scorso alla Cgil nazionale, il reato più grave contestato è stato quello di devastazione. Milano, Roma. E poi Trieste e Torino. Sono i focolai più importanti delle proteste di questi mesi. E sono le città a cui si guarda con più preoccupazione per l’appuntamento di domani, le manifestazioni del sabato.
Da ieri sono in vigore le nuove restrizioni per le manifestazioni. I prefetti dovranno garantire il diritto a manifestare e quello alla salute pubblica. Il che significa che le manifestazioni dovranno essere “statiche”: un modo per dire che saranno autorizzati sit-in in piazze e slarghi lontani da centri commerciali e centri d’interesse storico e istituzionale. E poi le manifestazioni dovranno essere rispettose delle regole, come quella della mascherina e del distanziamento. Sarà una prova di forza? Come risponderanno le diverse anime del movimento? Verranno rispettate le prescrizioni indicate dalla circolare spedita dal ministero dell’Interno ai prefetti?
I segnali captati dalle forze di polizia lasciano intendere che qualcosa potrebbe accadere. Che la “piazza” potrebbe anche forzare i divieti. Molto dipenderà, naturalmente, dalla mobilitazione del fronte “no vax” e “no pass”. Dai numeri, per intenderci. Finora, è prevalsa una certa elasticità da parte delle forze di polizia. Anche se non autorizzate, queste manifestazioni sono state sopportate. Ma domani che succederà? Come cambierà l’atteggiamento delle forze di polizia?
È soprattutto a Milano che si guarda, perché nella capitale del Nord sono presenti nelle manifestazioni le diverse anime della protesta. Dalla “massa” spontanea dei cittadini agli anarco-insurrezionalisti e ai neofascisti. Il procuratore aggiunto di Milano, Alberto Nobili, sul “magma” del popolo “no vax” milanese, ha le idee chiare: “C’è la presenza di soggetti che non hanno nessun fine assimilabile ai no vax ma hanno semplicemente l’obiettivo di manipolare e strumentalizzare, e ciò potrebbe portare a forme di esagerazione esasperata di protesta”.
Insomma, l’identikit tracciato dal magistrato fa riferimento ai professionisti del disordine per il disordine. Da quanto emerge dalle analisi e dai segnali della “piazza” – anche attraverso le identificazioni e i fermi dei manifestanti, nelle settimane scorse –, c’è una convergenza di presenze di culture post-ideologiche, di destra e di sinistra. Destra, anarco-insurrezionalisti e sinistra antagonista.
Non sembri un paradosso o una eresia. Oggi preoccupa di più la ex maggioranza silenziosa del Paese sull’orlo di una crisi violenta e ingovernabile, che le formazioni terroristiche che fino a una decina di anni fa hanno praticato la loro follia militare.
Ricordate le nuove Brigate rosse con gli omicidi dei giuslavoristi D’Antona e Biagi, nel 1999 e nel 2002? E gli anarco-insurrezionalisti della Fai, che dalle pentole a pressione imbottite di esplosivo arrivarono, il 7 maggio del 2012, ad aprire il fuoco contro l’amministratore delegato di Ansaldo nucleare, a Genova, Roberto Adinolfi. Uno dei due attentatori, Alfredo Cospito (l’altro è Nicola Gai), è ancora in carcere, e ieri ha ricevuto una nuova misura cautelare dal gip di Perugia, nell’ambito di una inchiesta su sei anarco-insurrezionalisti.
Non è un mondo scomparso, quello del terrorismo e dell’eversione anarco-insurrezionalista o delle Br. Potremmo dire che è “in sonno”, che i suoi protagonisti sono in carcere o “in pensione”. E che aspettano che i cosiddetti “raccordi”, i vecchi simpatizzanti, decidano di fare il salto. Oggi, le statistiche delle iniziative violente degli anarco-insurrezionalisti segnalano uno o due attentati all’anno (ripetitori 5G che saltano in aria o auto di dirigenti di aziende “nemiche” incendiate). Quello in cui sono impegnati è il tentativo di riorganizzarsi, di fare proseliti, di infiltrarsi nelle lotte sociali per radicalizzare i conflitti. E il mondo dei “no vax” e “no pass” è una sfida per loro. L’inchiesta di Perugia racconta proprio il tentativo di infiltrazione degli anarco-insurrezionalisti in questo mondo: utilizzavano una pubblicazione, “Vetriolo”, per attivare la loro mobilitazione nelle manifestazioni.
Nel mondo della rete, invece, gli odiatori si confondono con neonazisti e neofascisti, con suprematisti e professionisti della violenza. Le antenne “monitorano” il web e il territorio. Non sempre le previsioni sono state rispettate. Per questo domani, il sabato delle manifestazioni, è un giorno importante.