Sono tanti gli indecisi in questa tornata amministrativa. E chissà se gli scandali che hanno travolto, nell’ultima settimana di campagna elettorale, la Lega e Fratelli d’Italia, avranno ripercussioni negli orientamenti di voto. Sono ore vissute al cardiopalma dai candidati, in attesa dei risultati ufficiali delle elezioni che coinvolgono dodici milioni di italiani. In gioco sono i sindaci delle grandi città (Roma, Milano, Napoli, Trieste, Torino e Bologna) e il presidente e il Consiglio regionale della Calabria.
Il web, e i sondaggi, ci hanno abituato a diffidare del mondo che pretendono di rappresentare. Molti elettori non sanno chi votare o addirittura se andare a votare. A Roma, per esempio, se scegliere l’ex ministro del Pd Roberto Gualtieri o Carlo Calenda con la sua “lista civica”, sostenuto anche da Italia viva e dai radicali. Anche gli elettori del centrodestra potrebbero essere attratti da Calenda, il che ha convinto i sondaggisti a essere cauti su chi sfiderà al ballottaggio il candidato della destra Michetti, se Gualtieri o Calenda, appunto. Mentre la sindaca uscente, Virginia Raggi, 5 Stelle, pare raccogliere più voti di quanti sembravano decretarne una sicura sconfitta.
A destra ci sono gli indecisi come a sinistra. A Napoli il candidato a sindaco, Catello Maresca, è in caduta libera mentre Gaetano Manfredi, l’ex rettore dell’Università candidato unitario di Pd e 5 Stelle, potrebbe passare al primo turno. Lasciando così fuori dal ballottaggio l’ex sindaco Antonio Bassolino.
Sondaggi sovradimensionati? Napoli e Bologna sono le uniche città dove si sperimenta l’alleanza di governo. A Torino, Milano, Trieste e Roma, 5 Stelle e Pd sono separati in casa. Ognuno con il suo candidato. E non è scontato che, a un eventuale ballottaggio, i voti del Pd e dei 5 Stelle convergano sul candidato che passa il turno. A Torino, l’ex premier Giuseppe Conte ha sottolineato, in campagna elettorale, che “i cittadini non sono pacchi postali da spostare”.
Vedremo cosa accadrà dopo lo spoglio delle schede. Per la prima volta, la scena della propaganda elettorale è stata occupata dai temi dell’emergenza sanitaria, della pandemia e dei vaccini, mentre in secondo piano è finito il maggior argomento divisivo di questi ultimi anni, l’immigrazione.
E se il centrosinistra ha fatto una campagna elettorale in sordina, quasi sottotraccia, a destra invece sono esplose polemiche, divisioni e forti tensioni interne ed esterne. Il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, a poche ore dalla chiusura della campagna elettorale, ha sollevato il tema della leadership dell’alleanza, giudicando inadeguati sia Giorgia Meloni sia Matteo Salvini. E altri centristi, come Maurizio Lupi, si sono lamentati che l’alleanza politica è sbilanciata a destra. Di suo, Matteo Salvini “il guastatore”, si sente soffocare dai lacci che lo legano al governo di Mario Draghi. Scalpita nei confronti del presidente del Consiglio, e non perde l’occasione per prenderne le distanze sulla questione spinosa del green pass e del ritorno alla normalità.
Ma il leader della Lega ha avuto un vero e proprio sbandamento, una perdita di equilibrio, quando è esplosa l’inchiesta giudiziaria di Verona che vede coinvolto, anzi travolto per una storia di droga e di ricatti, il suo fedele collaboratore, l’artefice della sua potente macchina di propaganda sul web, Luca Morisi. Salvini ha reagito negando se stesso, il suo essere giustizialista, e la sua incoerenza potrebbe costargli cara in termini di consensi elettorali e di tenuta all’interno della stessa Lega. Salvini si sente accerchiato dall’ala governista del ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, e dei presidenti del Friuli Venezia Giulia e del Veneto, Fedriga e Zaia. Per molti commentatori è iniziato il conto alla rovescia del prossimo congresso della Lega.
Ma il vero colpo di scena finale di questa campagna elettorale è lo scandalo che rischia di ostacolare l’ascesa di Fratelli d’Italia. Si tratta dell’inchiesta del sito giornalistico “Fanpage.it”. Per tre anni, un suo giornalista si è infiltrato tra i dirigenti e i simpatizzanti del partito di Giorgia Meloni. Sono emersi finanziamenti irregolari per la campagna elettorale al Comune di Milano (“abbiamo le lavatrici per il black”, dice intercettato un dirigente di Fratelli d’Italia). E rapporti di esponenti di rilievo del partito con ambienti massonici e con fascisti che inneggiano a Hitler. Il presidente del gruppo di Fratelli d’Italia al parlamento europeo, Carlo Fidanza, coinvolto nella inchiesta di “Fanpage.it”, si è autosospeso dal partito.
Come reagiranno gli elettori? Cambiando bandiera o ingrossando le file degli astensionisti?