Caro Aldo,
ho apprezzato molto la correttezza del tuo editoriale del 22 settembre su “L’improbabile referendum sul green pass”. Correttezza e direi anche imparzialità pur se era evidente con chi sei schierato. Però, a differenza dei nostri talebani del green pass, vedi Enrico Letta che non riuscendo mai a dire una cosa di sinistra pensa che difendere almeno l’obbligo del green pass lo sia, tu hai sentito il dovere, da ottimo giornalista, di spiegare anche le ragioni dei suoi oppositori.
Vorrei però farti alcune osservazioni e te le faccio come uno che si è vaccinato per sua libera scelta da parecchi mesi e come nemico assoluto di qualsiasi carta o certificato che mi obblighi a fare qualcosa, soprattutto riguardo alla gestione della mia salute che deve essere invece mia e solo mia. Non è, dunque, una fasulla contrapposizione, come tu scrivi, quella tra libertà e tutela della salute individuale e collettiva.
La contrapposizione c’è fin dagli albori della civiltà, e riguarda non solo la pandemia ma il governo dell’umanità. Tra libertà, bene comune e democrazia, nonostante tutti i luoghi comuni che cercano di negarlo e con buona pace del nostro Enrico Letta che non manca mai di esaltare la loro armonia, è in atto un conflitto continuo e mai sopito. La democrazia si rivolge infatti alla società, la libertà all’individuo. Come ho scritto nel sito della mia rivista Asfalto magazine, può esistere una società democratica ma non una società libera, esistono invece individui liberi che formano una società libera.
Se le istituzioni bloccano la mia libertà di scelta in nome della società, della democrazia e del bene comune – che, tra l’altro, è ben difficile da definire in questa nostra epoca –, nessuno può negare che il risultato sia il restringimento della mia libertà. Dunque il no al green pass ha molte motivazioni plausibili.
La seconda osservazione che volevo farti riguarda quello che tu scrivi sul paradosso dei “no” al green pass che “preferirebbero l’obbligo vaccinale per legge invece di una misura di cautela collettiva per tutti i luoghi di lavoro e di intrattenimento”. Credo che dal punto di vista politico siano di nuovo nel giusto, perché il blocco rappresenterebbe una vera e propria scelta della politica, l’unica legittimata ad attuarlo. Se invece questo blocco lo si fa, come si sta tentando, per un fine etico quale il bene comune, perché mancano il coraggio e la capacità di una scelta politica, allora sai meglio di me che l’ombra della inquisizione si fa sempre più minacciosa, perché non c’è alcun limite e alcun vaccino ai valori che un fine etico potrebbe volere imporre.
Massimo Ilardi