Quello ostile a Francesco è diventato un mondo che fa imbarazzo citare. Imbarazza anche riferire quello che scrivono. E ogni giorno emerge qualche novità così falsa, così scomposta e offensiva anche per chi legge da indurre a porsi una domanda: citarli vuol dire far loro propaganda? Malattie gravissime e inesistenti, insulti umani, dottrinali e culturali. Perché tanto risentimento verso questo papa e verso l’uomo Jorge Mario Bergoglio? Perché contro di lui si arrivano a mettere in circolazione adesivi con scritto “Francesco ci odia”, oppure “Resistere a Francesco”? Già, perché? Come si può tentare di farsi un’idea su devoti tradizionalisti, molto cattolici, che dovrebbero vedere nel papa il vicario di Cristo in terra, ma che arrivano a raffigurarlo come uno che “ci odia”?
Comincio a convincermi che il grande torto di Francesco sia quello di aver messo a nudo in cosa consista la secolarizzazione. La secolarizzazione, il grande nemico, cioè quella cultura che starebbe scristianizzando l’Europa ed è stata demonizzata da secoli. Ma pochi, tra i suoi avversari, hanno realmente compreso e fatto comprendere in che cosa consista. Che cos’è questa secolarizzazione che starebbe scristianizzando il vecchio continente? Semplice rispondere con Francesco: è un sistema che si fonda sull’egoismo, sull’individualismo, sul disinteresse per il vicino e il disprezzo per l’altro, il lontano. È questa la secolarizzazione che sta scristianizzando l’Europa che, se cristiana, dovrebbe seguire il ben noto “ama il prossimo tuo come te stesso”.
Il pontificato di Francesco serve a far capire a tanti che la secolarizzazione reale non è un meccanismo che distingue la legge statale da quella religiosa – proprio ciò che i talebani vogliono che non accada nel loro paese, in cui la legge religiosa scritta più di mille anni fa deve essere applicata alla lettera. No, la secolarizzazione non è quella che vuole un mondo diverso dal mondo talebano, che rispetta fedi e culture differenti: la secolarizzazione reale è un meccanismo che fa dell’io sovrano l’unico arbitro della propria vita. Io consumo è il suo comandamento. Il suo ordine è l’ordine di un mondo consumista in cui tutti siamo sempre e solo consumatori. Oggi secolarizzazione sembra voler dire che dobbiamo rinunciare anche alla stessa idea che il mondo possa cambiare, o essere cambiato, che smetta di reggersi sull’individualismo esasperato e sull’indifferenza.
Se questo è il significato della secolarizzazione, mi sembra di poter dire che l’alternativa a essa non siano gli avversari di Francesco, sovente ispirati da un cattocapitalismo a trazione teocon e quindi favorevoli alle regole del liberismo economico, derivato primario della secolarizzazione. Né mi sembra che un’alternativa alla secolarizzazione si veda in quel che resta della vecchia “sinistra”, anch’essa adeguatasi per quieto vivere alle regole del liberismo economico e del consumismo. Tanto meno si vede negli alleati politici dei detrattori di Francesco, portatori primari di liberismo economico. Si può trovare invece nei gruppi Laudato si’, che fino a pochi anni fa non esistevano e oggi aggregano giovani per la tutela effettiva del creato, o nel progetto Economy of Francis, che ha coinvolto realtà prima dimenticate nell’elaborazione di un nuovo paradigma economico, che viene ricercato a contatto con i poveri in carne e ossa.
La Chiesa in uscita di Francesco sembra dunque offrire una risposta concreta alla secolarizzazione reale in nome di un bisogno spirituale che parte da un bisogno umano di fratellanza, solidarietà, amicizia sociale. Se la secolarizzazione reale è quella che abbiamo sommariamente descritto, la sola offerta spirituale, culturale e sociale alternativa alla secolarizzazione è quella della Chiesa in uscita di Francesco. Per i detrattori di Francesco, però, essa è invincibile, bisogna accettarla, inchinarsi, e chiedere alla secolarizzazione stessa che rinnovi il patto tra il trono e l’altare, concedendo qualche legge sull’etica sessuale per potersi sentire almeno un po’ dei giudici eterni, al di fuori e al di là della storia. Ma nessuno, tolta la Chiesa in uscita, ci dice che un altro mondo è possibile, come la rivoluzione degli infinitamente piccoli. La pandemia sta dimostrando a tanti che un altro mondo non solo è possibile, ma anche necessario, e con urgenza. Solo la Chiesa in uscita lo indica.
Non so se la secolarizzazione sia da intendere necessariamente in questo modo, ma finché durerà il pontificato di Francesco si potrà vedere nella Chiesa in uscita un’ancora di speranza, non solo per i credenti. Oggi tutti abbiamo bisogno non di giudici eterni, al di fuori e al di là della storia, ma di un pensiero incompleto, capace di inquietudine e di immaginazione. Immaginare come sia il mondo visto da Kabul, da un barcone nel Mediterraneo, o da tante periferie estreme e degradate aiuta a cambiare, a partire da noi. La Chiesa in uscita di Francesco avrà problemi e carenze, ma cammina nella storia.