“Non tollereremo…”. Alla vigilia delle manifestazioni annunciate per la giornata di ieri dal variegato mondo “no vax” e “no pass”, la ministra dell’Interno è uscita dal letargo e ha chiarito che quelle manifestazioni annunciate, cioè le occupazioni delle stazioni ferroviarie, non sarebbero state tollerate. E il solo fatto che la ministra Lamorgese abbia annunciato la linea dura, ha annichilito il movimento che non è sceso in piazza, che non si è neppure avvicinato alle stazioni.
Colpisce che il fronte “no vax” non parli, non commenti, non interloquisca con la politica, con il governo. In poche parole, l’impressione è che il movimento abbia una regia occulta, una stanza dei bottoni che programma le manifestazioni, che gestisce le intolleranze e le violenze di singoli militanti della protesta. Non convince il presunto spontaneismo del movimento. La sponda politica sono Fratelli d’Italia e la Lega, ma, dal punto di vista dell’organizzazione, deve esserci una sorta di gruppo dirigente nazionale che comunica attraverso il web.
È un bel precedente, la diserzione di ieri. Anche se bisognerà aspettare le prossime ore per capire meglio. Nel caso delle manifestazioni che annunciavano l’occupazione delle stazioni ferroviarie, infatti, ci trovavamo di fronte all’interruzione di un servizio pubblico. E quindi era scontata la decisione del governo di non tollerare questa violazione.
Ma dobbiamo aspettare per capire se la linea dura sarà confermata dal Viminale, e per verificare quale sarà l’atteggiamento del movimento e delle sue proiezioni politiche (destra variegata). C’è anche chi ipotizza che il governo potrebbe attuare una politica di “stop and go”, di linea della fermezza ma anche di aperture, non impedendo qualche ulteriore forma di protesta.
Sembra quasi impossibile che questo accada, anche perché, dal punto di vista politico, nel frattempo la situazione è tornata sull’orlo della rissa. La Lega, in commissione Affari sociali di Montecitorio, ha votato contro l’estensione del green pass. E le reazioni del Pd e dei 5 Stelle sono state durissime. Il segretario Pd Enrico Letta ha riproposto il tema della Lega fuori dal governo.
A destra, sembra di capire, si è riaperta una competizione tra i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e la Lega di Matteo Salvini, che non digerisce il sorpasso nei sondaggi elettorali. E Meloni ha spinto in questi mesi sulla linea dei “no vax” e “no pass”, non avendo concorrenti in grado di impensierirla. Ecco dunque che la Lega non solo prende le distanze dalla politica dei ministri della Salute Speranza è dell’Interno Lamorgese, ma adesso vota contro il green pass in una commissione parlamentare.
Ragionare con le categorie del secolo scorso rischia di portare fuoristrada. Da una forza politica di destra sarebbe lecito aspettarsi una linea d’ordine e di fermezza. Invece il populismo degli ex fascisti porta Fratelli d’Italia a cavalcare le spinte più estremiste. E adesso la Lega, per opportunismo politico, alza il tiro prendendo le distanze dalle scelte del governo.
Il lavoro “sporco” del movimento, con le provocazioni e le aggressioni contro i giornalisti e contro i medici, i virologi, gli esperti del mondo della sanità che in questi mesi sono stati sul fronte anti-Covid, è affidato a quell’area organizzata che ruota attorno a Forza Nuova e Casa Pound. Sono loro il braccio violento e organizzato “no vax”?
Oggettivamente, la decisione della Lega di votare contro il green pass offre un’ulteriore sponda politica a questo movimento. Siamo nel “semestre bianco”, e alla vigilia di importanti elezioni amministrative. La Lega e Fratelli d’Italia scommettono sui “no vax”. Sembra una mossa suicida, dal momento che oltre il 70% degli over 12 anni si è vaccinato. Ma se la loro scommessa fosse quella di puntare sul disordine sociale?
Per gli analisti che si occupano di sicurezza, le previsioni per quest’autunno non sono tranquillizzanti. La linea della fermezza del Viminale è anche un segnale che parla a tutti. È ancora presto per vedere gli effetti della fuga dell’Occidente dall’Afghanistan. Sull’agenda politica delle prossime settimane, però, sono segnate in rosso due questioni: la gestione dei profughi afghani che la maggioranza degli Stati europei non intende accogliere, e i rischi del riesplodere del terrorismo islamista. Di fronte a questo scenario, la scelta del governo Draghi di accogliere una quota di profughi potrebbe provocare le reazioni della destra xenofoba e populista. Quel “non tollereremo…” della ministra Lamorgese potrebbe dunque essere un avvertimento di portata più ampia.