Era il 26 luglio e la “vedetta” Luciana Lamorgese, ministra dell’Interno, si limitò a osservare: “Guardiamo con attenzione alle manifestazioni ‘no vax’, che, ricordo, non erano autorizzate”. Ma come? Da un esponente di governo uno si aspetterebbe una indicazione precisa, del genere “visto che non sono autorizzate, sono vietate”. Con tutto quello che ne consegue dal punto di vista delle forze di polizia, che devono far rispettare la legge. E invece al massimo il Viminale lascia trapelare “l’intenzione di osservare la situazione, aspettando che si sgonfi da sola con il tempo”. Per poi eventualmente procedere con le multe a chi viola il divieto di assembramento.
Quella della ministra dell’Interno sembra, più che altro, una manifestazione di impotenza. Se una manifestazione non è autorizzata significa che è vietata. E dunque occorre intervenire. Non è in discussione la libertà di pensiero. Nel giro di tre giorni, tre giornalisti sono stati aggrediti o minacciati mentre svolgevano il loro lavoro di cronisti al seguito di manifestazioni “no vax”.
Nel magma del popolo arcobaleno dei “no vax” ci sono dei provocatori e mazzieri di estrema destra che vengono, sorprendentemente, lasciati indisturbati. Una conferma arriva dal comunicato di presa di distanze dall’ultima aggressione contro un videogiornalista di “Repubblica” aggredito sotto il ministero della Pubblica istruzione. Gli organizzatori “no vax” degli insegnanti e del personale non docente hanno espresso condanna per l’aggressione, dichiarando nei fatti che l’aggressore era un estraneo.
Questo episodio è un ulteriore campanello d’allarme alla vigilia delle manifestazioni annunciate del primo settembre, con il blocco delle stazioni ferroviarie. La ministra Lamorgese è consapevole che nel mondo variegato dei “no vax” vi sono quelli che un tempo venivano definiti “agitatori di professione”? Oggi li chiameremmo dei provocatori che hanno l’obiettivo di mettere in crisi il governo.
Perciò il solo strumento delle multe a chi non rispetta il divieto di assembramento appare inadeguato. D’altronde, il governo sta valutando se estendere l’obbligo della green card per fronteggiare la pandemia. Sono diciotto mesi che il mondo reale sta facendo i conti con il Covid. I camion militari con le bare di Bergamo non sono un film. Sono immagini che non vorremmo più vedere. E – ripeto – il diritto di manifestare non è in discussione. Ora però è il tempo di riaffermare il diritto alla salute, di riconfermare la fiducia nei confronti dei nostri medici e del comitato tecnico-scientifico. Non basta più, ministra Lamorgese, osservare queste manifestazioni scomposte e violente.