Le prossime elezioni comunali a Bologna non sono elezioni come le altre. Si dice sempre così, ma stavolta è vero. La destra illiberale e sovranista non fa paura come alle scorse regionali in Emilia Romagna, e, a giudicare dal candidato sindaco che ha schierato sotto le Due Torri (tale Fabio Battistini), è parsa non volere nemmeno entrare in partita; mentre il candidato del centrosinistra, Matteo Lepore, viaggia nei sondaggi su percentuali oltre il 60%.
A fare la differenza per il futuro di Bologna, il 3 e il 4 ottobre, sarà piuttosto la distribuzione dei consensi all’interno del centrosinistra: tra chi ritiene non più rinviabile una decisa e coerente svolta ecologica in risposta alla sempre più evidente emergenza climatica, e chi come il Partito democratico continuerà invece a traccheggiare con la politica del “ma anche”, sostenendo tutto e il contrario di tutto. Lotta all’emergenza climatica e ambientale sono tutt’uno, e aprono nuove opportunità di lavoro pulito. Un ambiente (ri)pulito è indispensabile per la salvaguardia della salute: ogni anno, nel bacino padano, si registrano migliaia di morti premature a causa dello smog. Ai giovani dei “Fridays for future” non serve la proposta di voto a sedici anni: servono politiche che garantiscano loro un futuro.
È quindi l’urgenza di dare risposte adeguate in campo energetico – a meno di dieci anni dall’entrata in vigore del nuovo target europeo di riduzione delle emissioni di CO2 del 55% al 2030 – a fare della prossima scadenza elettorale un appuntamento con la storia, ben oltre la cronaca: a Bologna come nelle altre città. Sono d’altronde anche le priorità del mio lavoro in Regione Emilia Romagna, dove il richiamo alla coerenza tra il Patto per il lavoro e il clima – siglato dalla giunta con settantacinque diversi soggetti – e i vari provvedimenti in campo energetico, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle attività produttive, è una costante nei miei interventi.
Tra i sostenitori della necessità di una netta inversione di rotta a Bologna, ci sono ovviamente i Verdi-Europa Verde che, con Lepore, hanno siglato un accordo programmatico in undici punti a sostegno della produzione di energia da fonti rinnovabili, dell’elettrificazione della flotta dei bus, di migliori collegamenti ferroviari, di politiche per la sicurezza stradale di pedoni e ciclisti (per citarne solo alcuni). Ai nastri di partenza, il 3 settembre, nell’ampia coalizione che sostiene Lepore, ci saranno anche i 5 Stelle, la Coalizione civica coraggiosa ecologista – una formazione che fa riferimento a forze alla sinistra del Pd – e una lista promossa da socialisti e repubblicani.
Lo storico socio di maggioranza del centrosinistra, il Pd, in queste ore è dilaniato dalle divisioni createsi con quella parte del partito che, alle primarie, ha sostenuto la sfidante Isabella Conti. Questa non ha resistito alla tentazione di partecipare alle comunali con una lista a lei collegata, che, anziché confermarlo, potrebbe al contrario ridimensionare il suo successo alle primarie, salvo ovviamente l’appoggio, nel segreto delle urne, di “franchi tiratori”” provenienti dalle sponde Pd.
Basterà la Sardina Mattia Sartori a tenere a galla il Pd? La prima proposta che ha lanciato, ossia realizzare uno stadio per il frisbee – uno sport che conosce in quanto allenatore di una squadra femminile che lo pratica –, ha lasciato perplessi: in questa fase post-pandemica, e in piena emergenza climatica, ci vuole poco per capire che Bologna avrebbe bisogno d’altro.
*Capogruppo di Europa Verde nell’Assemblea legislativa dell’Emilia Romagna