Il Paese sperimenta direttamente cosa voglia dire omotransfobia proprio quando il disegno di legge Zan, ora in discussione generale nell’aula del Senato, probabilmente dovrà attendere settembre per poter proseguire nel suo contrastato iter. Non che siano rari gli episodi di aggressioni anche violente verso chi appartiene alla comunità Lgbt, ma nel caso specifico il combinarsi della discussione sulla legge Zan, con tutte le polemiche del caso, e la divulgazione tramite social di un video che stigmatizza un caso di omotransfobia, permette di mettere ancora meglio a fuoco il contenuto reale del disegno di legge presentato dall’esponente del Partito democratico. Si tratta infatti del classico episodio di discriminazione sessuale ai danni di due ragazze lesbiche “ree” di non aver nascosto il proprio orientamento. Un caso per il quale, se la legge Zan venisse approvata così com’è, gli aggressori verrebbero giudicati con le aggravanti previste per gli atti di discriminazione basati sull’orientamento sessuale.
I fatti: pochi giorni fa, il 16 luglio scorso, Francesca e Martina, due ragazze lesbiche, hanno subito un’aggressione verbale, e poi anche fisica, mentre stavano tranquillamente prendendo il sole sulla spiaggia di Capo Miseno, nel comune di Bacoli presso Napoli. A perpetrare l’aggressione un anziano signore e sua figlia, che hanno intimato alle due ragazze di lasciare la spiaggia perché “turbavano” la bambina di sei anni che era con loro. Come hanno spiegato le ragazze, il loro atteggiamento era stato tranquillissimo, si erano solo date un bacio. Ma alle parole dell’aggressore hanno preso coscienza della discriminazione di cui erano oggetto: “Tornatene sulla montagna” e “stupida” sono solo alcune delle parole rivolte dall’anziano nonno a una delle ragazze, a cui sono seguiti spintoni e schiaffi sulle braccia a opera della figlia intervenuta a dargli manforte, fino ad arrivare a colpire con l’asta di un ombrellone un ragazzo che aveva preso le difese delle due malcapitate.
Dopo la divulgazione del video su Instagram, la solidarietà è scattata, anche in versione ufficiale da parte delle istituzioni: il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, ha solidarizzato con loro, e il sindaco di Bacoli, Josi Gerardo Della Ragione, ha subito contattato le ragazze per invitarle a un tour nella cittadina, comunicando di aver proposto una manifestazione di sensibilizzazione sulle discriminazioni per orientamento sessuale, da tenersi proprio sulla spiaggia incriminata.
Questo unico esempio potrebbe bastare per rendere l’idea del clima che si vive nel nostro Paese. Ma c’è di più.
Qualche giorno dopo i fatti di Capo Miseno, ad Arzano, ancora in Campania, altre due ragazze, di ventuno e ventitré anni, sono state aggredite verbalmente e la più giovane è stata schiaffeggiata da un uomo che le aveva viste baciarsi in macchina. L’individuo ha minacciato di dar fuoco alla loro auto se non si fossero immediatamente allontanate. Il fatto è stato denunciato come richiesta di aiuto da una delle ragazze al comitato Arcigay di Napoli, che ha fatto sapere di avere investito del caso un team di avvocati, sottolineando come gli atti di omolesbobitransfobia siano pericolosamente in aumento in tutto il Paese.
Una notizia, però, ci fa ben sperare: la scelta di Paola Egonu, la pallavolista azzurra di origini nigeriane, dichiaratamente lesbica, a portabandiera dell’Italia nella cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Tokyo. Una scelta che cade proprio nel corso di una battaglia contro le discriminazioni: la Egonu riassume l’Italia del futuro, quella del meticciato e dei diversi orientamenti sessuali.