Il 30 maggio e il 6 giugno si sono svolte in Francia delle elezioni suppletive per scegliere quattro deputati per l’Assemblea nazionale, in attesa delle regionali del 20 e del 27 giugno. Altrettante tappe di un confronto tra le forze di sinistra e gli ecologisti in previsione delle presidenziali del 2022. Il punto è relativamente semplice: quale l’accordo migliore per arrivare al ballottaggio nell’elezione del presidente della Repubblica, rompendo il duopolio tra l’attuale presidente e Marine Le Pen, da alcuni definita “l’assicurazione sulla vita” per Macron. Unirsi o andare in ordine sparso? Oppure tentare il raggruppamento – ma solo al secondo turno?
Cosa risulta da queste parzialissime elezioni? Innanzitutto, come di consueto in questo genere di consultazione elettorale, un grande astensionismo (tra il 74 e l’84%), il che favorisce di solito i candidati che hanno come riferimento sociale i ceti medi più colti e interessati alla politica.
In ogni caso, il Rassemblement National (cioè l’ex Front National dei Le Pen, padre e figlia) riesce ad andare al ballottaggio in due dei quattro collegi in palio, impedendo alla sinistra di competere al secondo turno. Nel collegio dell’Oise, nella Regione degli Hauts-de-France a nord di Parigi, la sinistra e gli ecologisti – uniti dietro una candidata del piccolo partito di Benoît Hamon, Génération.s (una scissione del partito socialista) –, non sono riusciti a passare al secondo turno con solo il 12,3% dei voti espressi. Nel Pas-de-Calais, nella stessa Regione, la sinistra era divisa e si è spartita i voti tra il candidato dei comunisti e della France Insoumise (5,8%) e il candidato socialista (12,9%). In compenso, la sinistra si è qualificata in Indre-et-Loire nella regione del Centro, con una candidata socialista e il 20% dei voti, risultata comunque sconfitta al secondo turno da una candidata di centrodestra appoggiata sia dai neogollisti (Les Républicains) sia dal partito di Macron (La République en Marche).
A Parigi duello tra socialisti e “insoumis”
Il risultato più atteso era quello di Parigi, dove, in un collegio del ventesimo arrondissement, si affrontavano al secondo turno una candidata socialista e una della France Insoumise, il partito di Jean-Luc Mélenchon. Ha finito per prevalere la socialista Lamia El Aaraje con il 56,56% dei voti contro la “insoumise” Danielle Simonnet con il 43,44%. Ma l’aspetto più interessante è stata la dinamica di questo confronto.
Il Partito socialista (Ps) aveva chiesto alle altre formazioni di sinistra – Partito comunista (Pcf) ed ecologisti (Eelv), che sostengono al comune di Parigi la sindaca Anne Hidalgo – di appoggiare la propria candidata. Questo collegio è infatti da venticinque anni una roccaforte dei socialisti. In favore della socialista erano scesi in campo i pezzi da novanta del socialismo francese: François Hollande, Lionel Jospin e la stessa sindaca di Parigi. Malgrado le direttive dei dirigenti del Partito comunista, che in quell’arrondissement ha la gran parte della sua storica base militante parigina, i simpatizzanti comunisti hanno scelto invece di votare per la Simonnet. Il partito di Macron e la destra moderata dei Républicains hanno fatto confluire i propri voti sulla Lamia El Aaraje, così come la parte più moderata dei Verdi. A dimostrazione che le indicazioni degli stati maggiori dei partiti sono seguite molto relativamente dall’elettorato.
Il territorio in questione è in parte popolare, in parte gentrificato. Questa divisione sociale si è rispecchiata nella suddivisione del voto: grazie agli abitanti degli Hlm (Habitation à loyer modéré, cioè le case popolari), la Simonnet ha raggiunto il 20,7% dei voti al primo turno e li ha più che raddoppiati al secondo, con un leggero incremento dei partecipanti al voto. Un punto dirimente è stata la contestata partecipazione della candidata socialista alla manifestazione securitaria, con accenti razzisti, indetta dai sindacati di destra dei poliziotti il 19 maggio scorso. Inoltre, gli “insoumis” hanno fatto della vera propaganda porta a porta: in sei mesi hanno raggiunto di persona un quarto dei condominii parlando direttamente con circa ventimila abitanti. Rimane il problema di recuperare l’astensionismo popolare: recupero che solo in minima parte è stato realizzato.
I socialisti hanno approfittato dell’assenza, al primo e al secondo turno, del candidato macronista. Non solo: diversi deputati della République en Marche hanno chiamato a sbarrare la strada agli “insoumis”. Per i socialisti, l’elezione della loro candidata in una loro roccaforte risulta così più una sconfitta evitata grazie all’appoggio delle destre che il successo di una forza di sinistra.
Questo risultato rilancia la discussione a sinistra, e tra la sinistra e i Verdi. Nei sondaggi per le presidenziali il candidato ecologista Jadot e la candidata socialista, la stessa Hidalgo, rimangono intorno al 6-8%. Mélenchon sta tra il 10 e il 13%. Adesso il fuoco dell’attenzione si sposta sulle prossime elezioni regionali previste per il 20 e il 27 giugno. Dovremo dunque ritornarci.