La lunga stagione dei teocon è proprio finita. Per quanto non abbiano mai conquistato la dottrina sociale della Chiesa, hanno pesato moltissimo sulla sua rappresentazione, da quando riuscirono a capovolgere, nella grande pubblicistica, l’enciclica di Giovanni Paolo II Centesimus annus, rendendo le sue critiche acuminate al capitalismo e al neoliberismo una sorta di inno.
Erano gli anni immediatamente successivi alla caduta del muro di Berlino e Giovanni Paolo II intendeva posizionare la Chiesa su una frontiera né collettivista né liberista, per dare nuovo impulso alla solidarietà e all’amicizia sociale. Ora Francesco è venuto a tagliare l’erba sotto i piedi a chi era riuscito a far pensare che la dottrina sociale della Chiesa sposasse il capitalismo liberista. Ecco perché la sua predicazione in materia di dottrina sociale è sempre più chiara, impedisce qualsiasi uso strumentale. Lo si evince anche da quanto ha scritto in queste ore nel messaggio inviato al Gruppo della Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale in occasione degli Incontri di primavera 2021. Per Bergoglio – è questo il punto di cui prendere subito buona nota – c’è bisogno di pensare a forme nuove, creative e inclusive “di partecipazione sociale, politica ed economica”. Cosa vuol dire? Vuol dire che serve solidarietà vaccinale, una solidarietà finanziata subito, in modo che “la legge del mercato non prevalga su quella dell’amore e sulla salute di tutti”. Sarà difficile per i cantori del catto-capitalismo fingere che legge del mercato e legge dell’amore siano la stessa legge.
Francesco esprime gratitudine per l’opportunità di poter partecipare ai lavori con un suo messaggio, e dice chiaramente che la sua speranza riguarda la ripresa, ma bisogna capire quale ripresa: “La nozione di ripresa non può accontentarsi di un ritorno a un modello diseguale e insostenibile di vita economica e sociale, dove una minuscola minoranza della popolazione mondiale possiede la metà della sua ricchezza”.
Dunque la pandemia ci obbliga a scegliere, ora: vogliamo uscire dalla crisi pandemica migliori o peggiori? Se vogliamo uscirne migliori per Francesco “occorre escogitare forme nuove e creative di partecipazione sociale, politica ed economica, sensibili alla voce dei poveri e impegnate a includerli nella costruzione del nostro futuro comune”. Già nel grande incontro su “The economy of Francis” il papa aveva detto che i poveri devono essere soggetto e non solo oggetto della ricerca economica. Dunque la cultura dell’incontro riguarda anche il mondo economico-finanziario, superando l’individualismo dei vari Paesi nell’idea di ripresa, preferendo “un piano che preveda nuove istituzioni o la rigenerazione di quelle esistenti, in particolare quelle della governance globale”.
Bergoglio chiede quindi espressamente che anche le nazioni più povere partecipino ai processi decisionali e che si riduca il debito internazionale che la pandemia ha ulteriormente aggravato. Per Francesco, però, tutto questo non basta. E infatti nel testo indica un’altra figura, “il debito ecologico”. Un debito che corre tra nord e sud del mondo. Si tratta del degrado ecologico indotto dall’uomo e dalla perdita di biodiversità. Questo debito va ripagato: “Credo che l’industria finanziaria, che si distingue per la sua grande creatività, si dimostrerà capace di sviluppare meccanismi agili per il calcolo di questo debito ecologico, in modo che i paesi sviluppati possano pagarlo, non solo limitando significativamente il loro consumo di energia non rinnovabile o aiutando i paesi più poveri ad attuare politiche e programmi di sviluppo sostenibile, ma anche coprendo i costi dell’innovazione necessaria a tale scopo”.
La storia – procede Francesco – si fa con la solidarietà, con la quale si eliminano le cause strutturali della povertà, della negazione di diritti sociali, del lavoro. È tempo di rimboccarsi le maniche, perché il punto di partenza per questa via d’uscita migliorati e non peggiorati dalla pandemia riguarda l’oggi: sta nel “lavorare insieme per fornire vaccini per tutti, soprattutto per i più vulnerabili e bisognosi”. Più che di un messaggio, potremmo parlare di road map per il futuro, quello che comincia domani.