“Si può fare!”. La famosa frase di Gene Wilder, nei panni dell’indimenticabile dottor Frankenstein, stavolta si può applicare anche a una notizia sindacale. Quattromila rider saranno assunti con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato entro l’anno. Lo prevede l’accordo aziendale sottoscritto da Just Eat e dai sindacati Cgil, Cisl e Uil con le rispettive categorie dei precari e della logistica. La novità, oltre al contratto in sé per una categoria storicamente senza regole, sta anche nel fatto che alla trattativa e alla firma hanno partecipato alcune associazioni aderenti alla rete Riders X i Diritti.
Per la Cgil e le altre sigle sindacali si tratta comunque di un risultato che restituisce dignità e diritti a lavoratori che si è voluto camuffare sotto la rappresentazione mediatica di liberi professionisti, o comunque lavoratori autonomi per scelta. In realtà il contratto è frutto di un lavoro che era cominciato da qualche anno, come spiegano i dirigenti del Nidil Cgil, il sindacato degli “atipici”. Un traguardo che si è voluto tagliare proprio perché il lavoro subordinato non garantisce solo un salario fisso mensile ma tantissimi diritti, come ha spiegato in questi giorni Silvia Simoncini, segretaria nazionale Nidil Cgil: maternità/paternità, il pagamento in caso di malattia, di eventuali infortuni, le ferie, i permessi, lavoro supplementare, straordinario, festivo e notturno, rimborso spese per uso del mezzo proprio, dispositivi di protezione adeguati anche in riferimento al momento pandemico, diritti sindacali. Oggettivamente, un enorme salto di qualità.
Anche i protagonisti diretti, i rider, sono d’accordo. “Abbiamo lottato per anni per raggiungere questo traguardo, ha dichiarato Angelo Avelli (Riders per i diritti/Deliverance di Milano). Un traguardo sotto il segno della contrattazione.
Per i sindacati dei trasporti e della logistica, il risultato raggiunto travalica anche i confini nazionali per due ordini di ragioni: da una parte, per la tendenza continua agli scambi internazionali che espongono continuamente a vari scossoni il complesso sistema della logistica e indirettamente, quindi, anche quello delle consegne a domicilio; dall’altra, perché il contratto di assunzione dei rider italiani può essere un importante esempio per i lavoratori e le lavoratrici dello stesso settore che operano in altri paesi europei.
L’altro messaggio contenuto in questa notizia riguarda il ruolo del sindacato e, in generale, della contrattazione. Finalmente si cominciano a ottenere risultati importanti in settori dove sembrava fosse impossibile avviare esperienze non diciamo simili, ma quantomeno paragonabili a quelle contenute nella storia ultracentenaria del movimento dei lavoratori. Da un certo momento in poi, con il passaggio del secolo, si era evidenziata una vera e propria frattura storica tra il prima e il dopo. Il sindacato era stato accusato di isolarsi dalla società reale per dedicarsi solo alla difesa di una parte della classe operaia e impiegatizia. Ora ci si sporca le mani con la trasformazione in corso, mentre tornano alla ribalta questioni e tematiche che sembravano seppellite per sempre negli archivi e nelle biblioteche. Una delle questioni riguarda, per esempio, la solidarietà che in queste ultime mobilitazioni (Amazon, rider, sciopero della logistica, trasporti locali, ecc.) si è manifestata in forme totalmente nuove rispetto al passato. Forse avremo modo di rivedere fili che si erano spezzati, e ora si riallacciano, tra lavoratori e lavoratrici di settori diversi e tra lavoratori e cittadini consumatori.