“Lavorare meno”: si riparte dalla Spagna
“Se otto ore vi sembran poche” è il famoso titolo di un canto di lavoro italiano, composto nei primi anni del Ventesimo secolo da un autore rimasto anonimo, ma che forse si potrebbe scovare tra qualche musicista amico o amica dei socialisti del vercellese, zona di elezione delle risaie, delle mondine e delle loro proteste novecentesche. Nata come canzone di una lotta locale, ebbe il destino di diventare un testo simbolo a cui fare riferimento nei momenti di maggiore conflitto del movimento operaio. Una canzone che fu adottata dalle lotte sindacali e dalle battaglie politiche socialiste e comuniste, e che echeggiava perfino la rivoluzione russa, ma che, più tardi, venne rilanciata anche dai movimenti del ’68 e del ’77. “Se otto ore vi sembran poche, provate voi a lavorare”.
Riprendendo questi echi lontani, sembrerebbe di parlare di epoche geologiche antichissime e di problemi ormai superati, messi definitivamente nelle teche della memoria. In fondo oggi, con l’avvento dell’automazione e dell’intelligenza artificiale, si lavora sempre meno e quella soglia delle otto ore giornaliere (dalle dodici precedenti) è ormai stata ampiamente abbattuta. Considerando l’attuale frammentazione e la complessità di mercati del lavoro che si sovrappongono con lo sviluppo impetuoso dell’individualizzazione dei rapporti con le aziende, quel mondo delle mondine e degli operai di fabbrica appare lontano. Ma davvero i problemi sono superati? Davvero il processo di riduzione dell’orario (a parità di salario) e quindi della progressiva “liberazione del lavoro” è andato avanti?
Parliamo tanto di periferia
Dove finisce la città? Il postmoderno la pensava infinita: venute meno le barriere e le gerarchie della città industriale, la nuova metropoli sarebbe stata tutta attraversabile e illimitata, differenziata al suo interno solo dalla densità. Il filosofo Jean-François Lyotard arrivò a concepirla come una sorta di nuvola, che va pian piano rarefacendosi ai suoi estremi, ma è tutta composta dalle medesime gocce d’acqua. Una “nebulosa urbana” che differiva per quantità, per addensamenti di attività e di presenza umana, non per qualità del tessuto, e in cui si smarriva l’idea di periferia tradizionale.
Sulle “Nuove indicazioni nazionali”: tra correttezza e grammatica
Sulle “Nuove indicazioni nazionali per il primo ciclo di istruzione”, formulate dall’apposita commissione di esperti nominata dal ministro Valditara, è già intervenuta su “terzogiornale” Stefania Tirini (vedi qui). Vorrei soffermarmi in questo articolo su alcuni aspetti di quelle riguardanti l’insegnamento dell’italiano e, in particolare, della grammatica, che hanno suscitato un’analoga molteplicità di reazioni negative, causate, tra l’altro, anche da alcuni discutibili (per essere eufemistici) interventi dello stesso ministro Valditara e, purtroppo, anche della presidente della commissione di esperti, Loredana Perla. Ma se da un lato è opportuno rilevare la pochezza di tali interventi, dall’altro non bisogna cadere nell’errore di respingere tutto quello che le “indicazioni nazionali” dicono su questi temi.
Trump e il Medio Oriente
Il viaggio nel Golfo del presidente statunitense Donald Trump, che ha inizio oggi, potrebbe cambiare gli equilibri in Medio Oriente e riservare a Israele una posizione più defilata. Dopo alcune indiscrezioni sul nervosismo americano nei confronti dello Stato ebraico, e di Netanyahu soprattutto, gli sviluppi internazionali delle ultime ore sembrano rappresentare un effettivo cambio di passo.


