Vince il “campo larghissimo”
Se si esclude il risultato dell’Emilia-Romagna – in cui si sapeva che non ci sarebbe stata partita, e che De Pascale avrebbe vinto a mani basse –, è il raffronto tra come sono andate le cose in Liguria e in Umbria, in questo ultimo passaggio elettorale regionale, che pone qualche problema. Analogie e differenze balzano agli occhi. Anzitutto il dato dell’astensione: inscalfibile ovunque la tendenza al suo aumento. Schlein fa bene a rivendicare con orgoglio, per il suo Pd, il ruolo di perno di un’alternativa alle destre; ma è evidente che la segretaria, pur portando il partito largamente in testa sia in Liguria sia in Umbria, non è riuscita finora a riassorbire l’astensionismo.
Anzi, l’impressione è che potrebbe non riuscirci nemmeno nel prossimo futuro: la disaffezione alle urne è infatti figlia di un’antipolitica che ha messo radici negli anni, e che soltanto il neoqualunquismo a 5 Stelle in una certa misura era riuscito a rappresentare. Oggi, archiviata con Conte quella fase, i voti ex grillini, quelli che non sono ritornati a destra, si sono per una parte dissolti, e per un’altra, probabilmente minore, stanno andando verso il Pd e verso l’Alleanza verdi-sinistra. La domanda è allora: come fare a (ri)conquistare un elettorato pervicacemente refrattario a qualsiasi proposta politica?
Genocidio a Gaza: istruzioni per l’uso
Le parole di papa Francesco, pubblicate nel suo libro sul Giubileo da poco uscito nelle librerie, circa la necessità di indagare se ciò che sta accadendo a Gaza si possa configurare come genocidio, hanno suscitato, fin dalla loro anticipazione in esclusiva su “La Stampa” del 17 novembre, la pronta e indignata reazione delle autorità israeliane. Tel Aviv infatti nega che un genocidio sia in corso a Gaza; afferma che ciò che compie è solo la conseguenza del proprio diritto alla difesa. Da parte sua, il capo della comunità ebraica europea ha invitato Francesco a una maggiore attenzione nell’uso della parola “genocidio”.
Autonomia differenziata, tutto da rifare
Ma insomma, l’autonomia regionale differenziata, la “secessione dei ricchi” secondo chi l’ha contrastata in questi anni, è stata affondata o no? Difficile non provare un filo di disagio di fronte a commenti e prese di posizione di politici, giuristi e organi di informazione, all’indomani della pronuncia della Corte costituzionale sulla legge bandiera della Lega e del suo ministro Roberto Calderoli. A chi rimane convinto della necessità di “conoscere per deliberare” – celebre formula che dobbiamo a un liberale come Luigi Einaudi, ma che rappresenta un principio democratico di universale buon senso – provoca un filo di inquietudine leggere contemporaneamente che la legge è stata “bocciata” e che invece “ha superato lo scoglio della Consulta”, che il referendum abrogativo “è superato” su alcuni giornali ma “diventa un rebus” su altri, perché sul tema “i giuristi sono divisi”.
Parlamento europeo: cambio di maggioranza sul regolamento contro la deforestazione
Con un voto della plenaria del parlamento europeo, il 14 novembre a Bruxelles, è cominciato il tentativo, sostenuto da una maggioranza inedita del Ppe con i conservatori e l’estrema destra, di innestare la marcia indietro sul Patto verde europeo; e non solo frenando sulla legislazione, che non è ancora stata adottata, ma rimettendo mano alle misure legislative già approvate e in vigore, con l’obiettivo di annacquarle e svuotarle. Il voto, nel caso specifico, ha riguardato il regolamento europeo contro la cosiddetta “deforestazione importata”, già approvato definitivamente dal Consiglio Ue il 16 maggio 2023, ed entrato in vigore dal 29 giugno dello stesso anno.